A

cavallo tra le province di Genova e Savona, il gruppo montuoso del Beigua insiste sul territorio di dieci Comuni ed è il più esteso della regione Liguria. Il Beigua è un sito noto perchè fin dal 1995 è diventato Parco, nel 2005 Geoparco europeo e nel 2015 è stato riconosciuto unico sito ligure UNESCO Global Geopark (https://www.parcobeigua.it/). Chi lo percorre a piedi o in bicicletta realizza tutto il fascino che questa area è capace di esercitare grazie alla varietà delle diverse specie vegetali e animali e dei panorami che spaziano da ripidi picchi montuosi arrivando lontanissimo nel mediterraneo dove, nelle giornate più limpide, è possibile far scorrere lo sguardo dal porto di Genova fino a scorgere le sagome delle maggiori isole.

Il principio

Il Beigua però, da ormai diversi decenni, è assurto agli onori delle cronache anche per interessi non strettamente naturalistici ma, meno romanticamente, economici.

Risale ai primi anni ’70, infatti, la notizia della scoperta nel sottosuolo del parco di ingenti quantità di rutilo, forma mineralogica del titanio che da ormai diversi anni è materiale ricercatissimo e ambitissimo per i suoi molteplici impieghi a livello industriale e per la sua sempre crescente scarsità. Nel Bric Tariné (tra Urbe e Sassello), vasta porzione del parco a titolarità privata, venne scoperto infatti un giacimento stimato tra i 400 e i 600 milioni di tonnellate di rutilo.

Le compagnie minerarie ed estrattive da subito manifestano ampi interessi sulla zona e nel 1976 il Ministero dell’Industria concede alla Mineraria Italiana Srl una concessione ventennale, poi trasferita alla Compagnia Europea per il Titanio (C.E.T.).

Interrogazione alla Camera dei Deputati, https://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed242/pdfbtris.pdfhttps://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed242/pdfbtris.pdf

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 16 SETTEMBRE 1997, https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/03/14/091A1261/sg

Il rutilo

Il rutilo è un minerale frequente della classe degli “ossidi e idrossidi” con la composizione chimica TiO2 e quindi, dal punto di vista chimico, il biossido di titanio.

Il rutilo cristallizza nel sistema cristallino tetragonale e sviluppa per lo più cristalli prismatici da corti a lunghi, a strisce verticali e molto spesso gemelli cristallini sotto forma di triplette polisintetiche, lamellari e cicliche, quadruple e sestine, ma anche aggregati minerali granulari o massicci. La maggior parte dei cristalli di rutilo ha una dimensione compresa tra pochi millimetri e pochi centimetri. Il colore dei cristalli per lo più trasparenti o traslucidi varia tra il marrone rossastro e il rosso intenso, ma può anche essere giallo dorato, bluastro o viola. Le superfici dei cristalli hanno una lucentezza simile al diamante.

A livello mondiale, le riserve minerarie per i più importanti minerali di titanio, lmenite e rutilo, sono stimate a 692,58 milioni di tonnellate, con le maggiori concentrazioni regionali in Cina con il 28,9%, in Australia con il 17,0% e in India con il 13,3% (a novembre 2014). Con un contenuto di metallo di circa il 60%, il rutilo è il minerale di titanio più importante dopo l’ilmenite. Il biossido di titanio serve come rivestimento per elettrodi per saldatura ad arco, che migliora la saldatura o la rende possibile in primo luogo. Grazie alle sue proprietà di semiconduttore, il rutilo viene utilizzato nelle celle solari a coloranti, le cosiddette celle di Grätzel.

Cittadini e nascita del comitato di tutela

Le attività estrattive però non riescono a partire per l’immediata reazione contraria degli abitanti dei comuni interessati, profondamente turbati per gli elevatissimi rischi per la salute e per l’ambiente che una miniera di Rutilo a cielo aperto comporterebbe.

Secondo alcuni studi il minerale grezzo potenzialmente estraibile sarebbe solo il 6%, e il rimanente 94% darebbe origine a discariche molto estese nelle vicinanze. Inoltre nelle rocce del giacimento risulta la presenza di un anfibolo del gruppo degli asbesti, in una percentuale pari a circa il 10/15% notoriamente dannoso per la salute.

Capitanati da Mariangela Pizzorno i cittadini e il neonato Comitato Spontaneo Amici del Marine per la tutela del Parco riescono a resistere e a far rientrare anche la seconda carica della C.E.T. del 1991 con la richiesta di rinnovo ventennale della concessione. Nel 1996 alla Conferenza dei Servizi di Savona il comitato di cittadini, i sindaci di Urbe e Sassello, l’Ente parco e la stessa Regione – che ha delega su cave e miniere – rigettano nuovamente e, apparentemente, bloccano definitivamente l’iter (qui per “Il Parco del Beigua e la guerra del titanio”).

Il periodo più recente

Per aprire un nuovo capitolo della vicenda bisogna arrivare a pochi anni or sono. Nel 2013, infatti, iniziano a serpeggiare nei palazzi della politica ligure voci relative ad un possibile accordo su royalties derivanti dall’estrazione del rutilo a favore della Regione Liguria. Mentre questa notizia pare rapidamente passare in secondo piano, nello stesso periodo la Regione, senza invitare i Sindaci dei comuni interessati, organizza un convegno dal titolo “Per una nuova dimensione della città di Genova: spostamento a mare della diga foranea e la risorsa del titanio sul monte Beigua”. A questa iniziativa replicano in vari modi i primi cittadini e la presidenza del parco sottolineando la propria titolarità ad agire e decidere per il territorio del parco e il percorso intrapreso verso l’adesione alla Carta Europea del Turismo Sostenibile.

E mentre gli abitanti dei Comuni circostanti il Beigua nel corso dei decenni si sono informati e hanno acquisito consapevolezza e competenze rispetto al possibile impatto ambientale di una attività estrattiva di questa portata, nel 2015 la C.E.T. invia una nuova richiesta alla Regione per attivare la procedura di Valutazione di impatto ambientale per indagini geologiche quali carotaggi e campionamenti.

Il fronte compatto(Cittadini e Istituzioni) del no

A questo punto la reazione del fronte che si oppone alla miniera, seppur pienamente consapevole di risiedere sopra miliardi di euro, è immediata e compatta. Insieme al Comitato, passato nelle mani di Sonia Pesce nata e cresciuta alle pendici del Beigua, a Pianpaludo, scendono in campo con decisione l’Ente Parco(ora Patrimonio Unesco), i Comuni di Sassello e Urbe e la stessa Regione che ricorre al Tar contro la richiesta.

Quello che tutti i cittadini temono maggiormente è la presenza di rocce contenenti amianto e le polveri conseguenti allo smaltimento dei materiali perchè nella zona si approvvigionano gli acquedotti di Urbe e Sassello e passano i Torrenti Orba e Olbarina, da cui prendono l’acqua diversi Comuni dell’Ovadese.

Il fatto di essere UNESCO Global Geopark rafforza ora le certezze di Daniele Buschiazzo Sindaco di Sassello e, da poco, Presidente del Parco che è conscio dei vincoli alle attività estrattive e alla creazione di discariche in aree protette Unesco ma lo stesso non si può dire per il Sindaco di Urbe, Fabrizio Antoci, i cui territori non godono della stessa tutela: “La porzione principale del Bric Tariné è già in area parco ed è circa l’80% della zona dove dovrebbe insistere la miniera – spiega il sindaco – se la Regione avesse accolto la nostra richiesta di fare entrare anche Urbe nel comprensorio del parco, oggi forse saremmo più tranquilli, potendo garantire la tutela di tutto il territorio”. Sulla scia di Antoci si esprime anche Sonia Pesce: “…è stato elaborato un documento congiunto sottoscritto da tutti i membri, dove si è espresso il diniego verso ogni tipo di intervento sul Tarinè, chiedendo alla Regione un chiaro, netto, inequivocabile e definitivo pronunciamento politico e programmato contro ogni ipotesi di sfruttamento minerario. Andiamo avanti che possiamo farcela!!!”

https://bric-tarine.blogspot.com/2015/04/

L’impatto ambientale

Il fronte degli abitanti e degli enti delle zone del parco, sempre nel 2015, uniti a Italia Nostra, Wwf e Legambiente Liguria, forti anche di un precedente parere della facoltà di geologia dell’Università di Genova, per bloccare la concessione a effettuare le analisi richiesta dal C.E.T., rilasciano un comunicato che elenca nel dettaglio le possibili conseguenze dell’attivazione delle attività estrattive:

“Fermi restando i divieti di legge (penalmente sanzionati) di attività estrattive in area parco, le attività di cava per estrarre, macinare le rocce contenenti rutilo, e separare ciò che è economicamente rilevante dagli immensi scarti, comporterebbero teoricamente:

  • centinaia di ettari devastati da attività di cava a cielo aperto, in aree ad alto valore naturalistico e paesistico;
  • grandi consumi di acqua e derivazioni dei torrenti Orba e Orbarina, loro inquinamento ed indisponibilità di acqua potabile per i comuni piemontesi a valle;
  • mega discariche a cielo aperto per contenere oltre il 90% di rocce macinate di scarto, la cui lavorazione ne aumenterebbe il volume e renderebbe i suoli instabili;
  • transiti per decine di migliaia di passaggi di camion, a fronte di compensazioni economiche inesistenti, in quanto non previsti dalla legislazione mineraria , a dispetto di false informazioni già diffuse;
  • inoltre nella composizione delle rocce del giacimento di rutilo e granati (non titanio allo stato puro, che ovviamente non esiste nei terreni interessati) di Piampaludo risulta la presenza di un anfibolo del gruppo degli asbesti in una percentuale pari a circa il 10/15%. Detto anfibolo, chiamato crocidolite (c.d. “asbesto blu”), ha tendenza a separarsi sotto forma di fibra e minutissimi aghi ed è notoriamente dannoso per la salute anche quale rischio cancerogeno”.

https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/parco-del-beigua-gli-ambientalisti-contro- le-prospezioni-minerarie-per-cercare-rutilio/

La situazione ad oggi

Dopo i fatti del 2015, con sorpresa generale, la Giunta Regionale della Liguria con l’atto n. 1211 del 26/02/2021 ha però decretato “di conferire a favore della Compagnia Europea per il Titanio –C.E.T. S.r.l., il permesso di ricerca sulla terraferma di minerali solidi (Titanio, granato e minerali associati) denominato “Ambito Mondamito” limitatamente all’area dell’estensione di 229 ettari esterna al territorio del Parco Naturale regionale del Beigua, della durata di anni 3 (tre), per effettuare indagini preliminari finalizzate a valutare la distribuzione (areale e superficiale), nonché a definire le concentrazioni delle mineralizzazioni di rutilo presenti nell’area come sopra indicata”. Questo prescindendo dai pareri contrari del Parco e dei due comuni competenti per territorio di Urbe e Sassello.

Il decreto recita che “Le proposte di attività e di ricerca non modificheranno lo stato dei luoghi esistente, non generando impatti significativi e negativi all’ambiente naturale e al paesaggio, in quanto non interferiranno con i processi naturali ivi presenti e non comporteranno metodi distruttivi o prelievi di campioni minerali, vegetali o animali”, con “rilevamenti geologico-strutturali effettuati a piedi, senza prelievo di campioni, utilizzando esclusivamente piste e sentieri esistenti, con accesso consentito, finalizzati a mappare nel dettaglio la distribuzione (areale e superficiale) delle mineralizzazioni presenti” e “analisi puntuali, non invasive né distruttive del suolo e del soprassuolo finalizzate a definire le concentrazioni delle mineralizzazioni presenti”.

Questo atto fa sorgere nella popolazione tutta una serie di interrogativi relativi alla reale utilità di questo genere di rilevamenti non invasivi che poco o nulla aggiungerebbero a quanto conosciuto fino ad oggi.

Dopo l’ennesima e ultima raccolta firme del 2021 in seguito al decreto citato, nelle frazioni dei Comuni di Urbe e Sassello, ancora una volta tutto pare rientrato ma serpeggia comunque l’inquietudine. Gli “urbaschi” sono consapevoli e in linea con Legambiente e WWF.

 https://www.cronacheponentine.com/wp-content/uploads/2021/03/Decreto-1211-2021.pdf

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/04/13/titanio-il-giacimento-nel-parco- ligure-del-monte-beigua-che-fa-gola-da-45-anni/6161673/

Non tutti la pensano allo stesso modo

 La grandissima parte della popolazione è fermamente contraria alla miniera ma ci sono anche sparute voci contrastanti che, chiedendoci di non essere citate, ci confessano che l’opportunità del lavoro che l’impianto porterebbe in una zona ormai produttivamente depressa da anni(nel secondo dopoguerra era zona di grandi cotonifici, cave e segherie) non è da sottovalutare, unitamente ai benefici per l’economia di tutta la valle.

Ma c’è di più

Esaminando la documentazione relativa all’intera vicenda dal 1976 ad oggi e navigando in rete per meglio comprendere gli usi e le conseguenze del rutilo, ci è saltato agli occhi che sulla scorta dell’allegato II del Regolamento (CE) 1333/2008, dal 20 gennaio 2019 il TiO2 è stato autorizzato come additivo alimentare (colorante) con il codice E171. Il ruolo dell’E171 è di rendere più intenso il colore del cibo conferendogli un aspetto visivo più attraente.

Nel 2016 una rivista che tratta sicurezza alimentare ha evidenziato la possibilità che il biossido di titanio possa avere effetti negativi sulla salute una volta ingerito.

L’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) di Parma ha concluso che il biossido di titanio non è sicuro per l’uso come additivo alimentare. Ai sensi dell’attuale Regolamento CLP, non esiste una classificazione obbligatoria di pericolo per il TiO2 ma gli svariati studi non hanno escluso chiaramente la possibilità di danni genetici o effetti mutageni mentre pubblicazioni recenti lasciano intendere che l’inalazione della sua polvere possa provocare il cancro. Pertanto, la Commissione ha adottato una procedura accelerata per adottare un Regolamento CLP di emendamento (REGOLAMENTO DELLA COMMISSIONE (UE) 2020/217), che è diventato obbligatorio il 1 ottobre 2021, per una classificazione più rigorosa delle nanoparticelle contenenti biossido di titanio.

https://www.msds-europe.com/it/biossido-di-titanio

La nostra ipotesi attuale

Dalla lettura delle vasta documentazione e dalle interviste, quello che più mi ha colpito è stato l’allegato II del Regolamento (CE) 1333/2008 che dal 20 gennaio 2019 autorizza il TiO2 come additivo alimentare (colorante) con il codice E171. Se è vero che EFSA si è mossa per regolamentarne e restringerne l’uso a livello alimentare(Gomme, dolciumi, prodotti da forno, zuppe, brodi, salse, insalate, creme spalmabili per panini salati, noci lavorate e integratori alimentari) nel nostro continente è però altrettanto vero che il biossido di titanio appare in molti altri prodotti come “protezioni solari, nei cosmetici, nei dentifrici, nella produzione di molti tessuti (ad esempio quelli utilizzati per le tende), e nei farmaci. In tutti questi prodotti continueremo a trovare il biossido di titanio tra gli ingredienti. E se per cosmetici e protezioni il non divieto non sembra un paradosso, nei farmaci sì: perché le compresse (proprio dove viene maggiormente usato il biossido di titanio) vengono ingerite al pari delle gomme da masticare”(magazine francese Que Choisir). Va aggiunto, per altro, che le limitazioni di EFSA non valgono per le produzioni alimentari in Paesi fuori dalla sua giurisdizione.

Questo ci porta a pensare che gli interessi all’estrazione siano, in realtà, nel tempo aumentati in maniera direttamente proporzionale al crescere della popolazione mondiale e alla sempre più spinta liberalizzazione nella circolazione delle merci.

Contrariamente ai residenti, mi aspetto che la battaglia sarà dura e i soldi messi sul piatto per la Regione Liguria saranno l’ago della bilancia di una lotta aperta da ormai più di cinquant’anni. Ma rimaniamo pronti a reagire!

https://ilsalvagente.it/2022/08/07/biossido-di-titanio-dove-si-trova/

L'autore

Avatar photo

Serena Zaninetta

Direttore Operativo e HR Director, dopo la laurea in Giurisprudenza e un master in gestione aziendale, inizia a lavorare nel 2000 in ambito risorse umane. Dal 2005 ricopre incarichi di crescente responsabilità nella consulenza organizzativa e HR in contesti nazionali e multinazionali. Dopo diversi corsi di specializzazione e master, inseguendo la passione per le nuove generazioni, l’innovazione e l’ambiente, torna a frequentare l’università conseguendo la Laurea in Comunicazione e Media nel 2022 per iscriversi immediatamente alla specialistica in Giornalismo Ambientale.
Oggi parla e scrive di #ambiente #lavoro #organizzazione #aziende #inclusione #innovazione