Il mondo dell’informazione è stato caratterizzato in questi ultimi anni da trasformazioni radicali legate alla rivoluzione informatica. È in questo contesto che il 3 ottobre 2023 sono stati inaugurati in Francia gli Stati Generali dell’Informazione, per porre le basi di un modello di spazio mediatico e informatico per le generazioni future, raccogliendo professionisti, ricercatori e cittadini.

Questo processo si svilupperà fino all’estate del 2024, dando luogo a un insieme di proposte concrete, capaci di anticipare gli sviluppi futuri nel campo dell’informazione. Lo studio che ho intrapreso sui rischi e le sfide per l’informazione e il giornalismo in Francia in questo secolo, consultabile sul sito academia.edu, s’iscrive in questa dinamica di analisi e di proposte. È un lavoro strutturato come un’inchiesta che avrebbe potuto condurre un giornalista indipendente, il cui scopo è chiarire le nozioni fondamentali per comprendere l’ecosistema informatico mondiale e quello francese (informazione, opinione pubblica, ingerenza, libertà d’espressione, libertà d’opinione, manipolazione dell’informazione, giornalismo, ecc.), il paesaggio mediatico nazionale, il ruolo e l’azione dello Stato in questa vasta gamma di temi, e inoltre il quadro legale nel quale opera il giornalismo in Francia.

È stata stata anche l’occasione di mettere in evidenza le controversie che si sono sviluppate intorno a nozioni come complottiamo, ingerenza straniera ecc., e in questo caso ci si è avvalsi ampiamente di ricerche specialistiche che hanno reso ugualmente possibile una valutazione documentata dell’interesse dei francesi per l’informazione e dei fattori che concorrono oggi a “stanchezza informatica” che si aggiunge alla “stanchezza democratica” che attraversa il paese.

In un momento in cui i dibattiti sulla perdita della sovranità popolare nelle democrazie liberali occidentali si combinano con quelli sulla perdita di sovranità nel cyberspazio, l’Unione Europea, come i suoi stati membri più avanzati nel campo tecnologico (in particolare la Francia), non hanno mai tentato di contrastare questa deriva, in nessun modo, malgrado gli illusori programmi di politica informatica. Le diverse categorie di vittime pubbliche di info-obesità e di stanchezza informatica saranno molto probabilmente tentate di abdicare, sottomettendosi ai diktat informatici dei nuovi produttori di conoscenza e d’informazione, che sono ormai le grandi piattaforme informatiche americane e cinesi, trovandosi completamente esposte ai rischi e alle minacce evocate da questa analisi.

La legittima richiesta d’informazione si troverà sempre di più soddisfatta da un lato in maniera passiva dall’afflusso automatico di comunicazioni multimediali – generate da applicazioni dell’intelligenza artificiale generativa (IAG) e diffuse sui supporti informatici delle telecomunicazioni rivolte al grande pubblico (tablet, smartphone…) – e dall’altra, quando gli individui formuleranno delle richieste mirate, dalle conoscenze codificate rispondenti ai criteri formulati in queste stesse richieste. E ancora una volta, saranno generate da applicazione di IAG elaborate da entità che non si adegueranno necessariamente alle garanzie etiche, deontologiche e di trasparenza che i tentativi di regolamentazione cercheranno d’imporre.

C’è il rischio d’ingerenza di una dimensione infinitamente più inquietante di quella contro cui lottano oggi i governi e i loro circuiti tecnologici e mediatici: le mire e gli strumenti di un autoritarismo politico dagli accenti securitari e quelli di un (neo)liberalismo speculativo dagli inquietanti effetti sociali e relazionali, che danno sempre più l’impressione di operare congiuntamente nel cuore delle vecchie democrazie. Il XXI secolo sarà quello in cui le dinamiche del liberalismo economico arriveranno ad opporsi frontalmente a quelle del liberalismo sociale, articolandosi con quelle di un controllo sociale posto al servizio di un illiberalismo politico ,sostenuto da un ecosistema mediatico altamente tecnologico e capace di intrappolare il pensiero nella camicia di forza di ideologie funeste?

Un ecosistema capace di trarre vantaggio dalla stanchezza democratica e da quella informatica, sempre più marcate, per condizionare un’opinione pubblica “prigioniera”, i cui livelli di educazione, istruzione, interesse per la cultura, quoziente intellettuale medio non cessano di decadere, per sottometterla a delle direttive politiche, ideologiche ed economiche. Tutto questo, senza che si possa loro opporre dei punti di vista forgiati da spiriti critici, ai quali dovrebbe essere trasmesso un insieme di nozioni, dottrine,  principi teorici ereditati dai grandi pensatori del passato, la cui frequentazione ed uso aumenterebbero le capacità di distacco critico da tutte le credenze, i valori, le pratiche e le istituzioni che incessantemente, ogni giorno, si presentano alla nostra attenzione ed esigono la nostra adesione.

Di fronte a questo progetto orwelliano, basato sul declino “krausiano” che risulterebbe da questo progresso così ingenuamente favorito da una intellighenzia cieca, come potremmo restare indifferenti? … E silenziosi?

“Il nostro compito come esseri umani è trovare qualche formula che riesca a sedare l’angoscia l’angoscia infinita delle anime libere. Dobbiamo ricucire quello che è stato lacerato, rendere la giustizia concepibile in un mondo così evidentemente ingiusto, e dare un senso alla felicità per i popoli avvelenati dal male del secolo. Naturalmente, è un compito sovrumano. Ma si definiscono sovrumani quei compiti che gli uomini impiegano molto tempo a realizzare: ecco tutto” (Albert Camus, I mandorli).

(estratto da una ricerca pubblicata in Academia (https://www.academia.edu/91937727/De_quoi_la_francophonie_est_elle_le_nom_)

L'autore

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Patrice Cardot

Patrice Cardot è un analista geo-politico e studioso di cyber security francese. È stato dirigente e incaricato di questioni multilaterali nella Délégation générale de l’armement e nel Ministero dell'Educazione Nazionale. È un collaboratore di I-Dialogos.